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C’era un tempo in cui si coltivava guardando il cielo, e non i manuali.
Un tempo in cui le mani contavano più delle macchine, e il sapere non era scritto ma sussurrato da padre a figlio, tra i filari e l’alba.
La nostra storia comincia così.
Quattro generazioni fa, con un uomo, un mulo e una zappa, che piantava le prime viti non per produrre, ma per onorare la terra.
Diceva:
“Non ci si prende cura della vite. Ci si prende cura del suolo che la sostiene.”
Così è nato il nostro modo di coltivare.
Un modo che oggi chiamano biologico, ma che per noi è sempre stato naturale.
Il tempo lento della natura
Mio bisnonno, mio nonno, mio padre… tutti hanno camminato su questa terra con passo lento e sguardo attento.
Non abbiamo mai usato veleni, né forzato le stagioni.
Abbiamo imparato a leggere le foglie, a riconoscere il vento, a fidarci degli insetti buoni.
Ricordo mia nonna che, senza sapere nulla di certificazioni, faceva infusi di ortica e lavanda per rinforzare le viti, molto prima che si parlasse di macerati naturali.
Il rispetto come metodo
Il nostro metodo è semplice:
Non disturbare la terra con sostanze artificiali
Lavorare il suolo solo quando è pronto a riceverti
Favorire la biodiversità, non combatterla
Curare ogni pianta come un individuo, non come un numero
Abbiamo mantenuto il sovescio come pratica antica e viva: seminiamo leguminose, fiori e graminacee tra i filari, non per bellezza, ma perché nutrono il terreno senza invaderlo.
Il biologico che non ha bisogno di etichette
Molto prima che arrivassero gli ispettori, noi già rispettavamo la terra.
Non per obbligo, ma per coscienza.
Perché sapevamo che ogni forzatura avrebbe lasciato una ferita invisibile.
E ogni ferita, prima o poi, si riflette nel vino.
Il nostro vino è onesto.
Parla di mani che non hanno mai voluto dominare, solo accompagnare.
Un’eredità viva
Oggi, quando cammino tra i vigneti con mia figlia, gli mostro le stesse cose che mio padre mostrava a me.
Gli parlo della luna, delle formiche, delle cicale. Gli insegno che il silenzio è il miglior alleato del vignaiolo.
Gli racconto che la terra si ascolta, non si calpesta.
Che non servono pesticidi, quando conosci i tempi delle piante.
Che il vino vero nasce dalla fiducia, non dal controllo.
Quattro generazioni, un solo principio:
Coltivare senza rumore, custodendo l’anima della terra.
Ecco perché ogni bottiglia non è solo frutto, ma testimone di una promessa antica.
Una promessa che, finché la vite parlerà con le sue foglie, noi sapremo ascoltare.